Arteterapia e luoghi di cura

Il filosofo e pedagogista Dewey J. nel suo libro: “Arte come esperienza” sostiene che “[…] le teorie che isolano l’arte ponendola in un regno loro proprio, separato da altre modalità di esperienza emergono a causa di specifiche condizioni estrinseche, radicate nelle istituzioni e nelle consuetudini di vita che hanno un’influenza che agisce inconsciamente e che non si limita alla teoria ma agisce in profondità sulla vita pratica in quanto allontana le percezioni estetiche che sono necessarie alla felicità. […] L’esperienza è vitalità intensificata; ciò comporta un commercio attivo e vigile con il mondo in quanto la vita si sviluppa in un ambiente, non solo in esso, ma a causa sua, interagendo con esso. Così intesa l’esperienza è quindi arte in germe, perché nelle sue forme rudimentali essa contiene la promessa di quella percezione piacevole che è l’esperienza estetica […]”.

Leggere queste frasi mi ha fatto pensare come ognuno di noi abbia bisogno di attraversare esperienze capaci di restituire unità e integrazione tra i diversi piani che lo costituiscono: corpo, mente, spirito, società, ambiente per poter essere in salute, alle modalità e ai luoghi di cura e, sopratutto all’arteterapia, connessioni veloci e forse non così chiare, proverò a spiegare meglio il filo del mio pensiero.

A livello istituzionale ed internazionale, si è ormai compreso che la salute non dipende soltanto dall’assenza di agenti biologici che provocano la malattia, ma è il risultato di un armonico, naturale e completo sviluppo dell’individuo in ogni ambito della sua esistenza.
L’articolo 32 della Costituzione Italiana ad esempio, sancisce la tutela della salute come un fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, accogliendo i principi dell’OMS la quale con la legge n° 833 del 1978 sottolinea anche l’importanza della prevenzione come supporto al benessere generale dell’individuo e sostiene la necessità di formare una “moderna coscienza” di cura della salute basata su una adeguata educazione del cittadino e della comunità.
Sempre questa legge, oltre a sottolineare la priorità della prevenzione rispetto alla cura della malattia, evidenzia un altro aspetto molto importante e cioè che la cura della salute deve avvenire non solo attraverso l’opera dei medici, che pure resta indispensabile, ma anche attraverso l’opera di altre figure professionali. Viene riconosciuta dunque a livello legislativo l’importanza del concorso di una pluralità di figure professionali atte a mantenere la buona salute dell’individuo.

Un approccio alla cura di tipo olistico (dal greco όλος, olos, che sta per “totalità”) quindi, in cui ritengo possa ben inserirsi l’arteterapia, vista come il risultato di un processo che prende forma grazie a rapporti interdisciplinari tra varie scienze, unitamente ad un approccio alla persona capace di valutarne l’unità bio-psico-sociale. I processi che l’esperienza creativa artistica promuove infatti attivano la persona a 360°; stimoli cinestetici, sensoriali, percettivi, affettivi ed intellettivi, l’esperienza creativa e relazionale che si muove nell’atelier di arteterapia raccoglie ed elabora, all’interno di una immagine o di un oggetto densi di significato, tutte le informazioni che giungono non solo dall’interno dell’individuo, ma anche dalle sue relazioni con il mondo esterno.

Nel tempo che vive all’interno di un atelier di arteterapia la vita della persona diventa arte e, l’esperienza del fare arte restituisce alla persona vita. Già alla fine dell’800 Goethe studia gli effetti del colore sulla fisiologia degli individui introducendo una nuova disciplina la ‘psicologia del colore’ mentre nel ‘900 Kandinsky sostiene che, forma e colore muovono l’anima di chi guarda e ancora: “L’arte non è questione di elementi formali, ma di un desiderio (=contenuto) interiore che determina prepotentemente la forma”. Oggi gli sudi delle neuroscienze ci mostrano come i centri nervosi della visione dei colori, situati nella corteccia temporale inferiore, siano intensamente collegati alle aree dell’affettività e dell’emotività e di come il “bello” sia prima di tutto un’emozione.

Ricordo che emozione deriva da emoveo, mi muovo: è andando verso qualcosa dunque che scopriamo la bellezza…anche in arteterapia si parla di percorso, serve avventurarsi attraverso l’esperienza del fare arte, un viaggio alla ricerca di se stessi e della bellezza racchiusa nel profondo della nostra anima e del mondo attorno. Pionieri come Semir Zeki, celebre neuroscienziato del University College of London, attraverso studi compiuti con TAC e risonanze magnetiche cerebrali ha concluso che, la radice oggettiva della bellezza è riconosciuta da tutti e si può trovare ovunque ed è, per ognuno di noi, fonte di piacere e gioia. Inoltre quando “fa arte” il cervello entra in uno stato simile alla meditazione, a poco a poco la mente smette di correre di qua e di là, paure e rimuginii si dissolvono, tensione e stress diminuiscono mentre crescono le sensazioni di tranquillità e benessere e, la creatività facilità anche la nascita di altri sguardi e punti di vista, di nuove modalità di azione e di pensiero.

Sarebbe davvero bello, oltre che auspicabile, riuscire a proporre interventi di arteterapia in tutti gli ambienti socio-sanitari, in particolare modo all’interno di quegli ambiti di cura in cui i trattamenti medici convenzionali non possono modificare le perdite avvenute o invertire il decorso di una malattia, in questi luoghi un lavoro volto a migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver attraverso l’utilizzo di strumenti in grado di implementare sensazioni interne di vitalità e di benessere dovrebbe essere l’obiettivo principale e, in questo, l’arteterapia è davvero potente!

L’immagine che accompagna questo articolo è stata scattata nell’atelier di arteterapia di Spazio Vita, all’interno dell’Ospedale Maggiore Niguarda a Milano, è solo una delle tante attività rivolte al miglioramento del benessere e della qualità che questa struttura rivolge, ai degenti e agli ex degenti dell’Unità Spinale ma aperte anche a tutte quelle persone che, per svariati motivi, si ritrovano coinvolti in prima persona o come caregivers, con delle problematiche, più o meno gravi, connesse alla disabilità motoria.

Dott.ssa Donatella Barbuio – Psicologa e Arteterapeuta,

Responsabile atelier di arteterapia a Spazio Vita US Niguarda

 

Note bibliografiche:

Dewey John. Arte come esperienza. (2012) Palermo: Aesthetica.

Goethe, Johann Wolfgang 1974. Goethe Farbenlehre. Köln: M. Du Mont Scahuberg (ed. ital. La teoria dei colori. Milano: il Saggiatore, 1973, 2013)

Vasilij Kandinskij. Lo spirituale nell’arte. (2005) Ed. Se

 

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